
Ci sono tre modalità per aprirsi al mondo:
1. Con il SAPERE che è del PADRE
2. Con il CAPIRE o la COMPRENSIONE che è della MADRE
3. Oppure con il CONOSCERE che è la funzione del FIGLIO
E’ proprio l’etimologia che ci aiuta nel conoscere meglio termini che nell’uso comune vengono utilizzati come sinonimi, ma che contengono nel profondo evidenti differenze.
Il paterno utilizza solitamente il termine “Io so!” Non esistono dubbi nella sua percezione della Realtà.
SAPERE= dal latino SAPERE= aver o sentir sapore, odore (figurativamente è poi passato a significare aver senno, essere saggio) essere istruito e informato.
Questo vocabolo nasce dal sentir il sapore nella bocca poi è salito al naso e dall’odore corporeo passò a significare odore incorporeo e dunque tutto ciò che si apprende con la mente. Ma il sapere se parte dalla lingua, alla lingua deve ritornare: infatti chi non esprime bene quello che sa, è quasi come se non sapesse!
hoc unum scio, me nihil scire. “Solo una cosa so, che non so nulla!”
Quello di Socrate è stato il primo attacco che nella storia fu sferrato contro la rigida Legge del Padre con tutte le sue regole strutturate ed imposte. Chi sa, possiede il suo bagaglio di nozioni che non possono essere confutate, perché appartengono alla tradizione, all’evidenza scientifica avvalorata dalla comunità dei ricercatori, alla propria stessa esperienza che nel ricordo è stata condensata in una norma che deve valere per tutti.
Questo è il SAPERE, il sapore sulla lingua che ci fa riconoscere il gusto della nostra Identità. Il sapere è vivace, arguto, sottile; non puoi coglierlo in fallo. E’ sempre tutto immerso in un mare di cognizioni, ma per diventare Vera Sapienza occorre maturare una profonda Saggezza Interiore.
Il materno utilizza invece il termine: ”Io capisco, io ti capisco!”. La madre ha sempre un contenitore adeguato dove l’emozione possa coabitare con la Realtà.
CAPIRE viene dal latino CAPERE e significa prendere e contenere. Dunque che ha la capacità di contenere, che può contenere. Dal termine CAPERE derivano anche i termini cacciare e caccia; dunque un uomo che capisce è anche un uomo che cattura. Da CAPERE deriva anche il termine CAPACITA’ e CAPIENZA.
Se il materno ti capisce è perché anche ti prende e non ti molla più. Ti cattura, perché nel suo utero c’è il ricordo dell’Eden Perduto della nostra gravidanza. Comprendere e capire presuppongono sempre un contenitore adeguato, perché nella comprensione c’è il ricalco dell’altro e la percezione della sua emozione.
Il figlio, colui che si percepisce e concepisce come FIGLIO, utilizza invece il termine: “Io conosco! Io nasco insieme a te!”
CONOSCERE viene dal latino COGNOSCERE CUM+GNOSCERE. “Cominciare a conoscere, imparare a conoscere. Dal termine sanscrito GNAS conoscente.
Il verbo conoscere è un verbo incoativo, indica cioè il processo del conoscere, il prodursi delle conoscenze piuttosto che la sapienza o scienza acquisita. E’ incominciare a usare la capacità di intendere. Appunto come un nascere alla conoscenza. E’ il metodo maieutico di Socrate che individua la conoscenza come il parto di un bambino.
Socrate dice: Nosce te ipsum! Conosci te stesso!
Per questo solo se non dai per scontata la verità (come fa il sapere del Padre) e solo se rinunci a manipolare l’altro perché lo capisci nella sua fragilità ed emozione (come fa la comprensione materna) potrai accedere alla Vera Conoscenza che è credere a ciò che nasce insieme a te!