L’ARCHETIPO DELL’EREDITA’. La nona Sĕfirōt di Yessòd: IL MIO INSEGNAMENTO (2° parte)

IL COMPITO DEL PADRE

L’etimo della parola Padre viene dalla radice sanscrita PÂ che significa proteggere (Pâti) e anche nutrire (da cui il greco patèomai = mi nutro) e dunque il Padre è colui che protegge, nutre, mantiene e sostiene la famiglia. La prima funzione è relativa alla protezione dai pericoli esterni, senza dimenticare quelli interni. Un Padre, per essere tale, deve rendere cosciente e mostrare al figlio innanzitutto il peso del karma familiare che ha la struttura di un Tempo Madre Generazionale dal quale può sembrare quasi impossibile sfuggire.  Il padre sa, a livello inconscio, che il figlio è già in qualche modo la sua risposta e il suo tentativo di soluzione di quel karma e lo abbiamo ampiamente mostrato nel primo archetipo del Progetto Senso (Sĕfirōt n°1).

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L’atteggiamento del padre nei confronti della vita sarà determinante per suo figlio, perché lascerà delle orme indelebili che il figlio sarà in qualche modo costretto a rintracciare e seguire. Nelle prossime tre figure la direzione del padre è sempre rivolta a nord, ma attiverà diversi comportamenti nei figli

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PRIMO ATTEGGIAMENTO: LA PAURA DI VIVERE. L’atteggiamento più deleterio di un padre è quello di mostrare ai figli la sua paura di vivere, perché questo inficerà il loro cammino. Una persona che ha timore della vita camminerà a ritroso, dando le terga al futuro, guardando soltanto indietro verso un vissuto non reale, nell’inutile rimpianto del passato. Il figlio, quando diventerà grande, vedrà sulla sabbia dell’esistenza le orme lasciate da suo padre, ma non sapendo che lui camminava a ritroso si metterà a cercarlo nella direzione opposta. Crederà di seguirlo, mentre in verità si starà allontanando da lui. Sta tornando indietro, realizzando il rimpianto del padre. Qui L’INSEGNAMENTO diventa INVOLUZIONE e un tornare indietro; non c’è sviluppo, né possibilità di superare il proprio genitore, anzi c’è il timore di perdersi in una entropia senza amore. La direzione che sembrava quella giusta è stata purtroppo inficiata dall’inganno dell’apparenza, figlia della paura

 

 

 

SECONDO ATTEGGIAMENTO: IL POSSESSO COME ANTIDOTO DELLA PAURA. Nella seconda figura il padre si è inserito nel solco della propria tradizione familiare e ha superato la paura della vita affidandosi alle regole e ai comandi gerarchici del suo clan. Va con decisione verso la propria direzione e chiede al figlio di seguirlo, proprio come lui ha seguito i suo antenati. Questo è il concetto di INSEGNAMENTO come MANTENIMENTO, che abbiamo già visto. Il figlio, quando diventerà adulto, vedrà le orme del padre e lo seguirà da lontano, senza mai raggiungerlo. Qui c’è la gioia di appartenere ad una casata, ad una stirpe, ad una sequela di professionisti o di artigiani; dove la relazione si fonda sulla riverenza, sul ringraziamento, sul benedire quanto ci è stato lasciato in eredità, ma l’aspetto evolutivo e originale è totalmente mancante. La famiglia è forte e potente e desidera che ciascun discendente sia completamente integrato in essa, senza mai oltrepassarla.

Sia nel primo, come nel secondo atteggiamento, la direzione presa dal figlio è identica, anche se il verso è contrario. Si resta comunque nel flusso del Tempo Madre sia che chiniamo il capo supinamente, sia che ci ribelliamo, modificando tutto perché tutto rimanga come prima.

 

 

TERZO ATTEGGIAMENTO: IL POTERE DI EVOLVERE NELLA COSCIENZA DEL LEGAME. Infine c’è un terzo modo che ha un padre di lasciare delle orme libere da ogni elemento di costrizione. Ecco quello che deve dire a suo figlio: “Questo è il nostro karma, il potere della ripetizione delle cose che non sono ancora state risolte! Nel mio e nel tuo DNA esistono queste informazioni! Tu già sei il mio tentativo di soluzione, ma nonostante la linea inesorabile degli eventi sia già stata decisa dalle scelte dei nostri antenati, tu potrai, in qualsiasi punto del cammino, dire: «Io cambio!» e così creare il Tuo Tempo Prova senza più essere costretto nella dualità dell’accettazione o della ribellione.”

Quella illustrata nella terza figura è una particolare modalità di incedere nella vita, si tratta di girare il piede di 180 gradi su di sé ogni due passi per continuare ad avere una visione della vita e della storia a 360 gradi. Il padre procede verso la sua direzione nello spazio, ma permette a chi viene dopo di seguirlo finché il figlio non trova la sua strada e la sua direzione. Questo permette di attivare la libertà e la scelta del proprio discendente, pur onorando l’albero e la tradizione. Questo è il compito di un paterno evoluto che non solo accetta, ma anche favorisce in tutti i modi i suoi figli ad essere più grandi di lui. Qui L’INSEGNAMENTO si trasforma nel suo significato vero che è proprio quello di lasciare un segno, di mettere l’insegna per indicare mille direzioni, creare bivi e nuove opportunità e di produrre così l’EVOLUZIONE ANTROPOLOGICA.

Nella nona Sĕfirōt si esprimono il tarocco dell’Eremita e quello dell’Appeso. L’Appeso è raffigurato a testa in giù ed accetta la propria esistenza come sacrificio e servizio all’albero generazionale. L’eremita rappresenta piuttosto la RINUNCIA, la rinuncia a ripercorrere la stessa strada già spianata nell’albero, ma anche la crisi del mondo precedente, significa uscire dalla perfezione e dalla sicurezza per avventurarsi nel cambiamento con la speranza di poter ricominciare da capo! Per questo motivo un papà e una mamma che fanno gli agricoltori, offrono più chance ai loro figli che non le possibilità che i professionisti porgono ai propri, perché uscire da una casta è sempre più faticoso e problematico e si deve combattere un solco molto più profondo e potente, lasciato dal Tempo Madre Generazionale.

Solo nel terzo caso ci si affida alla speranza del Tempo Prova, che può bypassare il flusso deterministico e obbligato del Tempo Madre, alimentando una nuova direzione, inventando una nuova possibilità mai vista o pensata prima. Qui, nel Tempo Prova della scelta, si attiva la GENIALITA’

Proprio nel RIFIUTO dei GENI e del Tempo Madre (uscendo dal gioco duale della Lealtà e della Ribellione), la persona riscopre e rende possibile la sua GENIALITA’!!! E’ come un guizzo nel buio, un lampo che dura una frazione di secondo, ma che illumina il cammino con nuove prospettive.

Il Genio è colui che ha contezza che c’è qualcosa che può raggiungere, nonostante le difficoltà e le fatiche del cammino.

Il Genio è colui che non molla mai finché non raggiunge il suo obiettivo. Sa cadere e rialzarsi in continuazione, senza mai fermarsi.

Il Genio è disposto a sacrificare tutto, amici, parenti, relazioni affettive; tutto passa in secondo piano rispetto al desiderio di servire il suo Sogno.

Si chiama TEMPO PROVA non perché si cimenta a “provare” e poi lascia tutto lì, ma perché il Tempo diventa testimone della sua Testardaggine. Continua ad agire e a operare finché non riconosce il risultato PERFETTO, che solo lui è in grado di identificare.

Nel Genio, l’attrazione sessuale è molto forte nell’immaginario, ma non si trasforma quasi mai in pulsione e attrazione fisica o nel bisogno di consumare l’atto sessuale in sé; all’ultimo istante quell’energia devia e viene canalizzata per esprimere appunto la sua genialità nel campo che lui ha scelto.

L’attrazione fisica, che abbiamo spiegato nella Gioia di Vivere (Sĕfirōt n°6) e che si manifesta nell’impulso a procreare e ad attivare l’Evoluzione Biologica della specie, qui serve per integrare le personalità del soggetto e per mettere tutta l’energia al servizio dell’EVOLUZIONE SOCIALE e ANTROPOLOGICA.

Il Tempo Madre riporta sempre la persona a fare figli e la rimette nel circolo delle ripetizioni generazionali; il Tempo Prova fa scoprire le vere Virtù e i chiari Talenti della persona, unici e irriproducibili, che servono a far evolvere le istanze umane e antropologiche della Razza Umana.

Domande

  1. Sei disponibile o ritiene giusto sacrificarti per la tua famiglia?
  2. Ce la fai a dimenticare e rinunciare alle tue pulsioni per servire?
  3. Hai la forza per rinunciare a tutto e intraprendere il tuo viaggio interiore?
  4. In quale forma accetti o non accetti lo squilibrio tra maschile e femminile sedimentato sul tuo albero generazionale?
  5. Sei disposto a introiettare la bellezza esterna nella tua gioia di vivere interiore?
  6. Sei disposto a scoprire cosa c’è dentro di te senza alcun timore?
  7. Ti spaventa incontrare le tue personalità peggiori e pesanti che ti riportano indietro alle ripetizioni dell’Albero?
  8. Sei disponibile a rinunciare a tutto ciò che conosci per ascoltare lo Sconosciuto che è in te?
  9. Qual è l’integrazione tra maschile e femminile che propone il tuo insegnamento?
  10. Che cosa lasci al mondo del tuo passaggio su questo pianeta?

Fine