L’Archetipo dell’Autocoscienza, la Sĕfirōt di Hesed: L’IDENTITA’ (II°P.)

Ora ritorna alla tua infanzia e ripensa alle parole e alle frasi che i tuoi genitori ti dicevano per spronarti e per raggiungere i tuoi piccoli obiettivi quotidiani. Riesci a ricordarti se ti sentivi sostenuto e appoggiato dalle loro parole, oltre che dal loro affetto?

Domande sull’ARCHETIPO dell’IDENTITA’

  1. Che tipo di rapporto hai o non hai avuto con tuo padre?
  2. Sei stata/o da lui amata/o ed accolta? C’era feeling tra voi e complicità?
  3. Ti ha insegnato a progettare la tua vita?
  4. Come è il tuo modo di presentarti al mondo? Schiva/o, decisa/o, combattiva/o, timida/o…?
  5. Ti senti a volte di essere nel luogo sbagliato?
  6. Hai paura di dare fastidio agli altri?
  7. Ti senti in debito con il mondo?
  8. Come tua madre percepiva il clan di tuo padre? Come ne parlava agli altri e a te?
  9. Di chi ti senti figlio? Solo di tua madre? Qual è la tua forza?
  10. I tuoi desideri e i tuoi obiettivi di vita, sono davvero i tuoi?

L’archetipo dell’Identità mostra se il nostro ego è stato ben costruito e se abbiamo il potere di governare la nostra esistenza. L’identità è la coscienza che, anche se proveniamo da due storie complesse e soverchianti che incombono sulle nostre teste come spade di Damocle (i due clan di appartenenza), ciascuno di noi può e deve partire da sé, anche se non è possibile mettere se stessi al centro di tutto quello che si vive.

Per questo l’identità è collegata alla misericordia e alla clemenza che dobbiamo avere nei confronti delle nostre pulsioni, che non sempre sono veramente le nostre, ma derivano dai sogni interrotti e dalle speranze crollate dei nostri antenati. Spesso siamo costretti a vivere la nostra esistenza per rispondere a livello inconscio al loro dolore e andare a realizzare quello che loro non hanno potuto.

Solo la misericordia ci libera dall’obbligo della Lealtà Familiare, e solo la clemenza struttura la nostra identità, perché ci fa affrontare il mondo del desiderio con giustizia. Dove sta il nostro vero desiderio? Chi è che desidera dentro di noi? E’ ancora un antenato? E’ il sogno infranto di mio padre e mia madre che sono costretto a realizzare?

Dovrò alzare il mio braccio destro e la mano del potere per distinguere tra le emozioni che riverberano in me, quelle che sono davvero mie e quelle che mi sono state lasciate in eredità. Potrò scegliere, con il percorso cronogenetico, di onorare i miei antenati e i miei genitori proprio andando a realizzare quello che desidero nel mio profondo, purgato da tutti i legami inconsci e gli irretimenti del passato.

L’appoggio dei miei e le varie tipologie di identità:

  1. Se la persona non viene appoggiata da suo padre, ma soltanto da sua madre ci troviamo nell’Archetipo numero 5, quello che chiamiamo della Mediazione Esterna. Significa che la persona riesce ad accettare e sviluppare la propria presenza solo con persone estranee, lontane dalla propria identità. Solo tra gli stranieri questo soggetto si sente riconosciuto, perché ha avuto, nella sua infanzia, solo l’appoggio di sua madre. In questo Archetipo si sviluppa anche la Sindrome del Missionario: non ho conosciuto mio padre, vado a cercarlo come Padre Celeste e lo faccio riconoscere a quelli lontani dalla mia famiglia. Vado in missione. Tutti i missionari sono molto devoti alla Vergine Maria.

 

  1. Se la madre non ha piacere che il figlio porti il cognome del padre, parlerà sempre male del paterno e del clan a cui appartiene, sottolineerà le loro mancanze, rimarcherà gli esiti negativi. Quando una madre dice: “Non devi prendere le orme di tuo padre! Tu non sei come loro!”, questo scombina alla base l’identità del figlio. Se il padre ha un determinato pensiero positivo sul proprio figlio, ma la madre non lo appoggia e non lo fa suo, il figlio avrà un ego barcollante. Potrebbe diventare, ad esempio, molto collaborativo e disponibile in ambito lavorativo e sociale, ma non sarà mai in grado di riconoscere a se stesso il proprio valore. Se una madre arriva a spregiare il cognome del padre e vorrebbe mettergli quello della propria casata, distruggerebbe l’identità del bambino che vivrà questo come un attacco e, soprattutto se è maschio, vedrà detronizzata la propria forza e perderà la volontà di reagire. Se il materno continua ad imporre al figlio di non seguire in alcun modo l’esempio del padre, e di non assomigliargli più, il figlio ne soffrirà tantissimo e vedrà emergere dal profondo la propria rabbia. Quando sua madre gli chiederà: “Non prendere più esempio da lui (il padre), non accettare la sua energia, ma prendi nutrimento ed esempio solo da me!”, lui, per lealtà e per rabbia, le risponderà: “Sì madre, mi nutrirò solo della tua energia!”. Ebbene da quel momento il figlio (soprattutto se maschio) si intossicherà, perché nessuno può vivere dell’energia di uno solo dei genitori e molto probabilmente cadrà in una delle mille, infinite dipendenze. Questa è una delle spiegazioni della dipendenza da droga e da alcool. E’ impossibile per una madre dare al figlio entrambe le due energie: quella femminile e quella maschile!

 

  1. Ci sono dei casi in cui è invece la madre che vuole inserire a forza il figlio nel clan del padre, o perché viene da un clan più povero dell’altro o perché vuole sminuire il proprio. Ad esempio una donna del volgo che sposa un benestante continuerà a martellare il figlio intorno alla sua appartenenza al clan più forte. Il figlio di contro, quando avrà i suoi figli, sarà portato a sminuire proprio il suo ramo maschile perché il materno non ha equilibrato le due forze. Non si può eccedere nel riconoscimento, né da un lato, né dall’altro.

 

  1. Nel caso in cui l’identità della persona non riceve appoggio né dal Padre, né dalla Madre è molto probabile che si sviluppino malattie autoimmuni nell’infanzia e se addirittura qualcuno dei due genitori ha un rifiuto totale nei suoi confronti, il figlio svilupperà una leucemia o una malattia del sangue. Se dunque non soccombe prima del tempo per malattia, incidente o qualsiasi tipo di morte prematura, allora diventerà un vero resiliente. In questo caso siamo nell’Archetipo numero 9, che chiamiamo IL MIO INSEGNAMENTO, dove la persona proietta tutta la sua energia nel lasciare una traccia consistente e visibile del proprio passaggio. Creerà qualcosa dal nulla e costituirà la propria famiglia in maniera autorevole e patriarcale; con principi sani e forti; sbagliando ed esagerando nella parte opposta rispetto all’errore dei suoi genitori.

 

  1. Solo se entrambi i genitori mi donano il loro riconoscimento rientro nell’Archetipo dell’IDENTITA’ e raggiungo tutti i miei obiettivi di vita. Senza l’appoggio di entrambi i genitori l’autostima del figlio sarà molto carente; anche se il suo valore sociale potrebbe comunque essere riconosciuto dagli altri. Le capacità di una persona vengono riconosciute socialmente solo se la madre permette al pensiero del padre di supportare il figlio nei suoi talenti. Qui, per fare un esempio, possiamo ricordare le differenze tra la nostra cultura latina e quella anglosassone: se da noi ci si separa e i figli vengono affidati alla madre, è lei che decide a quale scuola andranno i figli ed è molto gelosa a cogliere le loro predisposizioni, senza quasi interrogare il padre. In una cultura anglosassone la donna, anche se separata, chiederà comunque all’ex partner delucidazioni e istruzioni su dove mandare a scuola i figli e quali siano le attitudini e le predisposizioni che ha riscontrato in loro. Questa modalità è molto più corretta della prima perché permette ai propri figli di essere inseriti nel gioco sociale, dove ci sono regole differenti da quelle della famiglia.