L’AMAREZZA: Ovvero L'ARTE, IL MAL DI VIVERE E LA DIPENDENZA
L’AMAREZZA: Ovvero L'ARTE,
IL MAL DI VIVERE E LA DIPENDENZA
Non avendo la possibilità di sfidare madre e padre
nella rabbia della ribellione, rinuncio alla lotta
e concepisco l’esistenza come totalmente priva di senso.
L’unico compenso e recupero nell’amarezza
è dato dal gusto raffinato e dall’amore per la bellezza.
Il fratello del ribelle è un eterno esteta.
Nell’amarezza c’è il dispetto di Peter Pan che non vuole più crescere
e per questo decide di restare per sempre adolescente
pensando che sia il modo di rinunciare alla propria ombra.
Qui viene rappresentato l’Ego della disistima:
non riesco a prendere il posto del Re padre,
non voglio essere come lui, preferisco una visione assolutamente idealista
dove vado a combattere tutte le guerre perse in partenza.
C’è sempre bisogno di salvare qualcosa o qualcuno:
questo diventa il mio privato delirio di onnipotenza.
Nell’Amarezza c’è un profondo malessere esistenziale
connesso al non-senso delle cose.
La realtà appare senza un fine ultimo,
senza promesse di evoluzione o di crescita,
senza stimoli attraenti per cui rischiare un’azione.
E’ l’emozione principe dell’adolescenza
quando ancora non è stata formulata la decisione
di trasformare l’esistenza in una vita degna d’essere vissuta.
E’ il momento in cui vivere o morire
hanno il medesimo fascino e la stessa attrazione.
L’Amarezza come imprinting è vivere da adulto
come eterno adolescente, in cui solo i desideri contano
ed i bisogni vengono costantemente bistrattati e non ascoltati
(soprattutto quelli corporei).
Solitamente nell’amarezza e nel mal di vivere
c’è una vocazione forte alla morte,
che reclama il suicidio come gesto eroico dell’adolescenza.
Ma un adulto “Peter Pan”
non può restare sotto questo ricatto tutta la vita
e così crea la propria “uscita di sicurezza”
nel cercare di “salvare qualcuno”!
Nell’amarezza c’è latente il problema della dipendenza:
affettiva, da alcool, da droghe, dalla bellezza,
da tutto ciò che possa lenire la consapevolezza
dell’inutilità esistenziale.
C’è un bisogno antico e primario che non è stato soddisfatto.
C’è una mancanza, un vero e proprio “vuoto”
e quel “nulla” che non ci ha scaldato,
diventa la matrice di ogni nostra dipendenza.
Ogni dipendenza è un “suicidio mascherato”,
è l’amarezza per non aver avuto il coraggio
del gesto supremo ed eroico del suicidio
quando potevamo averne ancora la forza.
Il nucleo profondo dell’amarezza è la mancanza.
Ecco alcuni motivi di amarezza:
- non riuscire a salvare il padre, alcolista e giocatore d’azzardo
- non riuscire a trovare un senso alla propria esistenza
- essere mancante nel rapporto con i propri genitori e poi con i figli
- non riuscire a non invecchiare
- mancato riconoscimento del padre
- non riuscire a gestire la madre che ci tratta come un partner
- mancanza di affettività da parte dei genitori o del partner
- mancato riconoscimento materno (esempio: “tu preferisci un’altra figlia”)
- non essere riuscita a realizzare il sogno genitoriale (esempio: a laurearsi)
- non riuscire a trovare una persona che mi voglia bene come mamma e papà
- non riuscire a costruirsi una famiglia
- non riuscire ad avere figli
- incapacità a gestire i propri figli
Benefici della Cronogenetica per l’Amarezza
L’amarezza è uno stato emotivo particolare
che coinvolge quotidianamente e continuativamente colui che lo vive;
anzi questa persona spesso si meraviglia
come mai gli altri possano vivere senza.
L’amarezza è una sofferenza interiore elevatissima
che spinge la persona che la prova a cercare fuori di sé
tutte le condizioni che le permettano
di rinforzarla anziché di eliminarla.
Si vanno spesso a cercare elementi di amarezza
nella vita sociale, politica e lavorativa
che risultano quasi dei punti di appoggio
per confermare alla persona l’ineluttabilità di questa emozione.
L’amarezza è come un loop emotivo, ripetitivo e meccanico
tanto da farci credere che non possa esistere nulla in grado
di interromperne il flusso:
diventa così un modo di non-vivere,
addirittura una visione della realtà della quale si rischia
di non poter fare più a meno.
L’amarezza ci fa sentire incompresi da tutto e da tutti;
crea dipendenza, ma nello stesso tempo
totale separazione dagli altri,
generando un atteggiamento di palese vittimismo:
“l’Inferno sono gli altri!” (dice J.P. Sartre).
Colui che ha l’amarezza come imprinting primario
ha problemi con la dipendenza
e con la non accettazione di prendersi le proprie responsabilità.
La pulizia emozionale
in CRONOGENETICA dell’AMAREZZA
ridona alla persona la certezza che l’artefice del proprio destino
e della propria esistenza siamo solo ed esclusivamente noi stessi.
La società segue i suoi interessi, ma ciascuno di noi
può fare la sua parte e recuperare pienamente la propria responsabilità.
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