LA SINDROME DELL'EDEN PERDUTO
PERSONE CHE BLOCCANO
IL TEMPO DEGLI ALTRI
E TENDONO A VIVERE
NEL RICORDO DEL PASSATO
Ci sono persone che, non avendo affrontato
e integrato le proprie paure,
preferiscono continuare a vivere nel passato,
facendo di questo la propria dimora
per tutta la loro esistenza.
Sono individui che non essendo capaci
di affrontare quelle paure,
investono la propria vita nel bloccare
lo scorrimento del tempo altrui,
soprattutto delle persone care.
Come puoi riconoscere
questi personaggi?
Loro non parlano mai al presente o del presente;
ma solo di quello che è già accaduto.
Non ti metteranno mai al corrente di quello
che stanno facendo in quell’istante
o delle loro vere intenzioni per il futuro,
non possiedono nessuna capacità di individuare
i loro obiettivi di vita.
Ti parleranno invece degli altri
e degli obiettivi degli altri, così bene
che sembreranno essere i loro.
In ambito lavorativo li riconosci per la loro
cronica incapacità di comunicare
perché si sentono sempre e comunque
superiori agli altri, proprio come un bimbo viziato
che ha sempre ricevuto il consenso dai genitori
e non ha avuto la fortuna
di essere contraddetto o corretto.
La loro non è una superiorità di mera superbia
o di coscienza del proprio valore
(anzi a volte la loro presunta supremazia
va a braccetto con una personale disistima),
anzi la loro spocchia e sufficienza rivela
un comportamento di chi non sa accettare che
il meccanismo dell’infanzia
si sia inceppato definitivamente.
Li puoi anche riconoscere perché
non accettano nessuna gerarchia,
padre e madre sono stati sempre al loro servizio.
Vivendo la loro esistenza rinchiusa nei ricordi,
hanno necessità di possedere
un pacchetto energetico di denaro
depositato in banca che non sarà mai intaccato,
ma solo alimentato.
Questo unico elemento oggettivo
è per loro fonte di autostima che li conferma
e li giustifica del loro vivere nel passato.
Proprio perché sono molto bravi
ad accumulare il denaro,
giudicano gli altri degli inetti se non posseggono
un tale elemento di sicurezza,
e questo alimenta la loro boria e protervia,
quando si circondano proprio
di persone che hanno problemi con il denaro.
Nella relazione con gli altri il tempo che trascorre
tra un incontro ed il successivo non ha per loro
alcun valore o peso.
Ricominciano il dialogo proprio nel punto
in cui l’hanno lasciato, magari due anni prima,
ricordandosi per filo e per segno tutto quello
che era successo precedentemente.
Questo ha un bell’impatto sul loro interlocutore
perché appare, nella forma,
simile al ricalco psicologico.
Ma la piacevole sensazione ha breve durata,
perché la successiva richiesta
sarà di ordine energetico:
c’è bisogno di emozione per tenere aperto
il teatrino del passato.
Nella descrizione analitica e quasi pedante
di tutto quello che è già successo,
chi vive nel rimpianto di un Eden Perduto,
utilizza solo ricordi mentali,
mai connessi alla pancia
o all’acqua dell’emozione,
ma solo alla memoria secca
del pensiero solidificato.
Tutti i dati e le informazion, che sono
fatti emergere vogliono solo riattivare
nell’altro l’emozione di allora,
per potersene nutrire.
Queste persone hanno tutte
problematiche alla schiena,
colpi della strega, ernie, sciatiche e tutto quanto
riguarda la parte posteriore del corpo
che metaforicamente allude al passato.
Hanno difficoltà ad accettare di invecchiare
o di perdere le proprie funzioni o capacità.
Hanno una capacità di accettazione
e di giustificazione di ogni dipendenza
propria o altrui.
Continuano a dire che è normale
cadere in quello status se non si ha nessuno
che ci aiuta e che ci serve.
C’è una necessità pesante ed impellente
di avere continuamente un materno
ed un paterno che si occupino di loro
sempre e comunque.
Il loro vissuto è sempre immaginato
e rielaborato continuamente,
finché non diventa nel ricordo proprio come
lo avrebbero voluto.
Vivono di quell’immaginario e così coinvolgono
anche gli altri affinché lo alimentino.
Questi, soprattutto se vicini affettivamente,
si lasciano incantare dalla loro parola
e dall’eccesso di dettaglio nei loro punti di ricordo
e spesso non riescono neppure a dubitare
sulla veridicità di ciò che
viene detto e raccontato.
Hanno ragione i loro amici,
in loro non c’è davvero menzogna,
ma totale sincerità nel proprio
perverso autoconvincimento.
Ovviamente qui la sincerità
è lontana mille miglia dalla verità.
Perché si comportano così?
Questi personaggi hanno vissuto un’infanzia
in cui sono stati molto amati,
sia come primogeniti,
sia anche se hanno avuto altri fratelli.
Spesso sono figli unici, ma possono anche
essere gli ultimogeniti di una famiglia numerosa.
Quella bellissima esperienza dell’infanzia
è stata improvvisamente interrotta nella pubertà,
quando è stato loro richiesto di fare
un passo ulteriore ed avviarsi verso la maturità.
Avendo tutta la famiglia che li coccola,
li ama e li sostiene, queste persone
hanno facilmente accesso ad amicizie di bambini
e ragazzi di qualche anno più grandi di loro
con i quali entrano facilmente in contatto
perché da sempre abituati
a relazionarsi con adulti.
Ma quando l’amico più grande sperimenterà
la sua prima esperienza affettiva,
altrettanto velocemente si allontanerà da loro
a causa della maturazione emozionale avvenuta
che renderà palese la differenza di età
non avvertita fin lì.
Con la perdita dell’amico più grande,
entrano in uno stato di profondo sconforto
dove accusano tutto il mondo,
ma soprattutto i propri genitori,
che non li hanno sostenuti e appoggiati
nel delicato momento in cui tutti
dobbiamo maturare accettando il rifiuto.
L’unica soluzione che trovano,
per non affrontare la paura di diventare grandi
(ed accettare il rifiuto dell’altro),
è proprio quella di ritornare ai ricordi dell’infanzia,
dove tutto era come doveva essere
e tutti, genitori e/o fratelli, erano
a sua completa disposizione.
Nella vita incontreranno sempre soggetti
più grandi di età rispetto a loro e faranno fatica
a stare con i propri coetanei.
Pensano di poter gestire un amico
nello stesso modo in cui hanno gestito
padre e madre,
e restano oltremodo delusi quando l’altro
non si farà manipolare e torneranno a casa
con la coda tra le gambe.
E’ qui che si attiva e nasce
la sindrome dell’Eden Perduto,
la memoria di quell’infanzia
che diventerà d’ora in poi
sempre più idealizzata.
I genitori stessi, incapaci di insegnare
al figlio la dura legge del rifiuto
(e cioè che non possiamo piacere a tutti),
accettano di alimentare
il gioco perverso del figlio
e di investire tutta l’energia della famiglia
sull’altare del Ricordo.
Non si farà altro che rimembrare
le gesta epiche del bambino,
scorrere l’album delle fotografie
ed ogni insignificante
e momentaneo personaggio che si è
appena palesato nell’infanzia del figlio,
assumerà nel ricordo una veste particolare
e sarà ipostatizzato nel tempo come
uno ieratico servitore del bimbo prodigio.
Per la gente normale non è pensabile
marcare il ricordo del proprio vissuto
su incontri effimeri e banali
della propria esistenza,
ma le persone che sanno
fermare il tempo degli altri
e vivere nel proprio passato,
lo fanno normalmente
e con estrema dovizia di particolari.
Ogni singolo elemento viene ricordato
nelle minime circostanze,
con una accuratezza descrittiva
estremamente ridondante
che potrebbe far pensare
a un eccesso di vibrazione emozionale;
in verità serve proprio a nascondere
la totale mancanza di sentimento.
Anzi la stessa descrizione viene aumentata
e dilatata proprio per sollecitare
nell’interlocutore del racconto,
in lui sì, la necessaria produzione emozionale.
Energia che serve per mantenere attivo
il canale morto del passato.
E’ interessante notare come simili personaggi
incontrano individui che hanno seri problemi
con il territorio, non hanno una casa
o fuggono dal loro passato,
ono o si sentono falliti
perché non hanno nessun punto di appoggio,
anche se sono dei resilienti naturali.
I nostri eroi senza tempo, invece, si propongono
a loro come delle stampelle di appoggio,
ma in realtà lo fanno per potersi nutrire
della loro elevata energia di resilienza.
Energia che manca ai nostri paurosi della vita
che nulla sanno affrontare
e che tutto destabilizza.
Come possiamo aiutare
queste persone?
Vivere nel passato significa
esistere come un vegetale,
stare alla finestra della vita chiedendo a tutti
l’energia per non viverla!
Occorre riattivare lo scorrimento del tempo
con tutto quello che questo comporta.
Possono essere aiutate solo se chiudono
con il loro passato ed accettano di
fare il lutto del loro bellissimo
e idealizzo paradiso terrestre dell’infanzia
ed accettano che la bellezza di allora
è ancora viva nel loro presente
ed è parte integrante della loro persona.
Devono semplicemente integrare il passato,
piangerlo magari, ma poi rivolgere lo sguardo
e la fronte verso il futuro.
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