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LA SINDROME DI CHI DEVE ESSERE SEMPRE SINCERO

gio 23 gen 2020
Dire la verità sembra oggi il bisogno impellente di scaricare subito tutto ciò che non si riesce a contenere, come fosse una deiezione emozionale.
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LA SINDROME DI CHI

DEVE ESSERE

SEMPRE SINCERO

Ci sono persone,

e oggi aumentano sempre di più,

che hanno necessità di essere sinceri

ed esprimere anche brutalmente

il proprio pensiero all’interlocutore.

Forse questa urgenza è vissuta

in particolare dai giovani

che possono e bramano esprimere

ciò che vogliono e ancora di più

ciò che non vogliono.

Visto da fuori sembra

un bisogno impellente di verità:

“Devo dire tutto quello che sento

e soprattutto quello che non mi va!”,

ma a ben guardare il fosforo di guardia

tradisce un’altra necessità.

In questo scaricare subito l’emozione

che si sta manifestando, la persona

si abitua a proiettare fuori di sé

tutto quello che non riesce a contenere,

cercando di esorcizzarlo ma,

proprio per questo,

potenziandone la valenza negativa.

Si ha difficoltà a comprendere che

“dire la verità” non significa “buttarla fuori”

o esternarla come fosse letame

o deiezione emozionale.

Sembra quasi che queste persone

non vogliano provare, né permanere

in nessuna emozione, come se

una minima incontrollata vibrazione

potesse danneggiarli.

Non intendono fare i conti

con nessuno stimolo emotivo

se non quello della sua espulsione:

“Te lo dico in faccia

così non provo più niente dentro di me,

tutto ciò che mi disturba

lo sparo fuori alla velocità della luce!”

“Dire la verità” è il nuovo modo

di vivere l’emozione:

“Non la faccio neppure approdare

sul bordo della mia pelle,

figurarsi se mi lascio attraversare da lei.

So che devo vomitarla fuori

QUELL’EMOZIONE

attraverso la parola.”

Il vero motivo per “dire la verità”

dovrebbe essere quello di palesarla

per rispettare il proprio vissuto

e mostrarlo al proprio interlocutore, ma,

in questo contesto, di “vissuto

non c’è proprio nulla; è come attivare

l’apparato escretore,

senza essere neppure passati

da quello digerente.

E’ doveroso re-insegnare l’ovvio:

prima occorre ingerire il bolo emozionale

per poi distinguere ed elaborare

da quel magma, ciò di cui ho bisogno,

separandolo da ciò che occorre eliminare,

perché indigeribile o non necessario.

Ma questo lavoro di discernimento appare

a questi soggetti troppo oneroso

e impegnativo e,

grazie alla pulsione della sincerità,

è preferibile gettare il bambino

insieme all’acqua sporca.

Ma perché allora continuano a lamentarsi

di non trovare altro che persone fredde

e senza passione intorno a loro?

Perché non si domandano mai

dove sono loro stessi!?

O da che cosa permettono

di farsi attraversare?

Occorre sciogliere la paura

di non saper gestire

il confronto con gli altri

e rinunciare all’immaginario

della propria mente

dove l’emozione è soltanto

simulata o pensata.

Come si può scambiare per sincerità

l’equivoco tra la REALTA

(l’emozione immaginata)

ed il REALE (l’emozione provata)?

Ma se rinunciamo

a prenderci la responsabilità

di ciò che proviamo, saremo costretti

a prenderci l’onere di ciò

che NON VOGLIAMO.

Se dimentichiamo di esprimere

e pensare a quello a cui

aspiriamo veramente,

ci costringiamo a comunicare

solo il nostro NON-VOLUTO.  

Solo di questo diventiamo responsabili,

proprio di quel negativo che aborriamo.

Ma l’Universo ci manda e ci fa vivere

solo ciò di cui possiamo

prenderci la responsabilità

e chi vomita all’altro

(per amore di sincerità)

soltanto quello che non vuole,ciò che si manifesta nella materia

proprio quello che non vuole

è destinato a sperimentare.

L’energia funziona in questo modo

e già lo sappiamo:

prima è nel pensiero

quello che sarà poi nella materia.

 

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