EDUCARE: CONDURRE FUORI I TALENTI CHE SONO GIÀ DENTRO
EDUCARE: CONDURRE FUORI TALENTI E VIRTÙ
Educare non significa riempire, ma tirare fuori.
La parola viene dal latino e-ducĕre, “condurre fuori”.
Fuori da dove?
Dal caos, dall’indistinto, dal potenziale inespresso.
Ogni essere umano nasce con un Talento,
e quel talento ha una Virtù,
che è la sua forma nobile e matura.
Ma se nessuno lo chiama fuori,
se nessuno lo allena,
se nessuno lo riconosce,
quel talento può restare incastrato
in un eccesso, in un difetto,
o persino in una malattia.
Educare, allora, è un atto delicato e sacro:
è concedere spazio
alla parte più viva e vera dell’altro,
perché trovi una forma,
e possa respirare nel mondo.
Per noi che lavoriamo con la Cronogenetica,
educare non significa “istruire”.
Significa riconoscere il codice innato,
quello che ogni persona si porta dietro
dal proprio albero genealogico
e dal Progetto Senso pensato per lei.
Significa aiutare qualcuno a fiorire come se stesso,
non a diventare come ci si aspetta che sia.
Un bambino non va completato.
Va affinato.
Un adolescente non va trattenuto.
Va ascoltato finché scopre il suo asse.
Un adulto non va guidato.
Va reso consapevole di ciò che porta.
Educare è questo:
condurre fuori ciò che è già presente,
anche se ancora informe, anche se ancora fragile.
E poi allenarlo.
Allenarlo con pazienza, con metodo,
con un respiro lungo.
Talenti e virtù non sono sogni.
Sono risposte biologiche dell’inconscio
a una mancanza dell’albero genealogico.
Educare è non ostacolare
questa risposta interiore.
È portarla a compimento.
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